L’Augusto di Bruxelles ovvero l’Augusto di Nepi: un caso esemplare di collaborazione internazionale per la tutela del patrimonio culturale
Incontro a cura di Stefano Francocci nell'ambito de "I Martedì di Traiano"
Che l’Italia sia il paese al mondo con la più alta concentrazione di beni culturali è ampiamente risaputo, come è anche ben noto il fatto che molti oggetti d’arte abbiano in passato varcato la frontiera nazionale in maniera illecita, andando ad arricchire le collezioni dei più importanti musei mondiali. Alle volte, però, alcuni di questi oggetti usciti illegalmente fanno il loro ritorno in patria, come risultato dell’attività investigativa, ma anche in conseguenza dell’applicazione di trattati internazionali o di una accresciuta sensibilità.
Fra i reperti di rilievo rientrati in Italia la cui storia merita di essere raccontata vi è sicuramente il caso, poco noto, della testa di Augusto proveniente da Nepi (VT).
La vicenda ebbe inizio nei primi anni ’70 del secolo scorso, quando la scultura, che faceva bella mostra di sé sotto il portico del Palazzo Comunale della cittadina laziale, fu trafugata.
Come accaduto in altri casi, il reperto arrivò in Svizzera ed entrò a far parte di una collezione privata. Successivamente, nel 1975, i Musées royaux d’Art et d’Histoire del Belgio acquistarono la testa, in buona fede, attraverso un antiquario di Zurigo. La scultura fu inviata a Bruxelles ed esposta nella “Galleria dei ritratti” del Museo del Cinquantenario dove rimase per circa quaranta anni. Si deve all’archeologa Germana Vatta il merito di aver riconosciuto, nel 2014, il reperto trafugato e di averlo segnalato alle autorità competenti.
L’allora Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria meridionale trasmise la documentazione alla Procura di Viterbo che diede avvio alle indagini con il supporto della Guardia di Finanza. Era prevedibile una lunga procedura giudiziaria ma, contrariamente alle aspettative, la collaborazione fra la Direzione del Museo Cinquantenario, la Soprintendenza Archeologica ed il Comune di Nepi portò alla pacifica ed anticipata risoluzione della vicenda.
Dopo una cerimonia tenutasi a Bruxelles, nel giugno del 2016 il rientro della testa di Augusto fu celebrato a Roma, presso la Farnesina, e, infine, nel mese di settembre dello stesso anno, la scultura fu definitivamente esposta al pubblico nel Museo Civico di Nepi, in concomitanza con la ricorrenza delle Giornate Europee del Patrimonio.
Stefano Francocci, dopo la laurea in Lettere (1992) presso l’Università di Roma “La Sapienza”, con una tesi dal titolo “Testimonianze archeologiche del culto di Iside a Roma”, ha conseguito il diploma di Specializzazione (2000) presso la Scuola di Archeologia Orientale della stessa Università.
Dal 1997 dirige il Museo Civico Archeologico di Nepi (VT) e svolge la professione di archeologo come collaboratore esterno della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria meridionale.
Le sue indagini scientifiche si sono occupate dello studio della diffusione dei culti egizi ed orientali in età imperiale e della topografia antica, con particolare riferimento a Roma, Nepi e al territorio dell’Etruria meridionale.
È autore di articoli di carattere storico e archeologico, editi in riviste scientifiche italiane e straniere. In collaborazione con Associazioni, Enti Pubblici e Università si è occupato dell’organizzazione di vari convegni dei quali ha curato la stampa degli atti; fra questi:
La cultura egizia e i suoi rapporti con i popoli del Mediterraneo durante il I millennio a.C. (Viterbo 2008);
Augusto. Città e territorio, potere ed immagini: l‟esempio del Latium e dell‟Etruria Meridionale, (Nepi 2017);
Identità, Funzione, Attività e Prospettive dei Musei Civici, Diocesani e di Interesse Locale del Lazio (Viterbo 2018).
Informaciones
Martedì 7 novembre 2023
ore 15.30
Partecipazione con il biglietto d'ingresso secondo tariffazione vigente. Ingresso gratuito con la MIC Card.
Prenotazione obbligatoria allo 060608 (tutti i giorni 9.00-19.00). Massimo 27 partecipanti.
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